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venerdì 29 novembre 2019

DOMENICA I DI AVVENTO ( A ) 01.12.2019 - In attesa vigilante del Signore




Salmo responsoriale: (Sal 121) - Rit. “Andiamo con gioia incontro al Signore”

L’Avvento ricorda le due venute del Signore e le mette in intimo rapporto, la prima nel mistero della incarnazione e la seconda alla fine dei tempi: “Al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana egli portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell’eterna salvezza. Verrà di nuovo nello splendore della gloria e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa” (prefazio dell’Avvento I). Questa I domenica è tutta quanta incentrata sulla venuta del Signore alla fine dei tempi, alla quale siamo invitati a prepararci. Quando facciamo delle scelte nella vita di ogni giorno, le facciamo avendo davanti l’immagine di un futuro che intendiamo raggiungere: economico, sociale, culturale, ecc. Oggi siamo invitati a farle guardando anche al futuro di Dio, di un Dio che viene per noi.

Gesù afferma nel vangelo (Mt 24,37-44) che l’incontro con lui alla fine del nostro pellegrinaggio sarà improvviso e inatteso: “vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”. Non si tratta di una vigilanza passiva e inoperosa, ma attiva e dinamica; dobbiamo andare incontro al Cristo che viene “con le buone opere” (colletta). Tutta la vita dev’essere una preparazione prolungata e fedele a Cristo che viene. Un messaggio simile lo troviamo nella prima lettura (Is 2,1-5), in cui il profeta ci esorta a percorrere il nostro cammino “nella luce del Signore”. San Paolo, riprendendo il simbolismo della luce e, dopo aver ricordato che siamo nella notte in attesa dell’alba luminosa dell’avvento di Cristo, ci invita (Rm 13,11-14) a svegliarci perché il giorno della salvezza è vicino. In questo contesto, l’Apostolo aggiunge che dobbiamo gettare via le “opere delle tenebre” e comportarci “come in pieno giorno”. Il futuro verso il quale camminiamo deve innestare nel presente la tensione per l’impegno nei valori che, vissuti nel presente, conducono a quelli futuri e definitivi. Ogni attimo della nostra vita è impastato di eternità. Perdere la memoria del futuro equivale ad appiattire il presente. I cristiani siamo uomini e donne di memoria, e quindi di attesa. La nostra esistenza di credenti è destinata a svolgersi, come è naturale, in seno alla storia concreta degli uomini ma allo stesso tempo è chiamata a far lievitare la storia con la novità della speranza, cioè con la fede nel progetto di salvezza che Dio compie nella storia.

La partecipazione all’Eucaristia ci sostiene nel nostro cammino e ci guida ai beni eterni (cfr. orazione dopo la comunione), è “pegno di salvezza eterna” (orazione sulle offerte).