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domenica 5 gennaio 2020

EPIFANIA DEL SIGNORE – 6 Gennaio 2020





Is 60,1-6; Sal 71 (72); Ef 3,2-3a.5-6; Mt 2,1-12


Gesù è nato in un piccolo paese, la Palestina sottomessa al potere dell’Impero romano. La sua nascita è annunciata ad un gruppo di pastori che rappresentano gli umili, gli ultimi di quel umile e insignificante paese: “Oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” è l’annuncio dell’angelo ai pastori. Apparentemente il mistero della notte del Natale finisce qui entro i limiti di questo piccolo popolo e di questi pochi pastori a cui l’evento è annunciato. Invece ecco che oggi questo annuncio acquista delle dimensioni universali, che vanno oltre i limiti del popolo palestinese: “Alcuni Magi vengono dall’oriente” ad adorare questo neonato e gli offrono in dono “oro, incenso e mirra”: l’oro, metallo prezioso per eccellenza, simbolo della regalità di Cristo; l’incenso, un profumo da bruciare usato nei riti religiosi, simbolo della sua divinità; la mirra, adoperata tra l’altro per scopi medicinali, simbolo dell’umanità di Gesù.

Vediamo quindi che gli umili di Israele e i lontani dell’oriente accolgono il Salvatore. I pastori dopo aver visto il bambino, dice san Matteo, annunciano agli altri ciò che è stato detto loro e hanno visto. I Magi ritornano alla loro terra e la tradizione cii dice che diventeranno i primi evangelizzatori del lontano oriente. Invece, abbiamo sentito che i capi dei sacerdoti e gli scribi, interrogati da Erode, sanno che il Messia deve nascere a Betlemme, ma rimangono indifferenti all’evento. Sanno e possono informarsi con sicurezza dove deve nascere il Messia, ma si tratta di una  conoscenza astratta, che non tocca la vita.

Quando Gesù rimane nell’orizzonte del puro sapere, non è riconosciuto come Salvatore. Per avvertire efficacemente la presenza  salvifica di Cristo, bisogna che il cuore sia sempre disponibile e in attesa. Allora le tracce del Signore si rivelano e conducono fino a lui. Diversamente sembrano opache e lasciano nel distacco. Il Verbo di Dio che appare “nella nostra carne mortale” fissa e attrae chi ha gli occhi della fede, e la fede è esattamente disponibilità e attenzione, desiderio e domanda. I Magi si sono messi in cammino, hanno interrogato, cercato, hanno osservato i segni del cielo, si sono informati sulle Scritture e hanno trovato.

L’Epifania è una festa di luce, una luce che guida tutti i popoli a Cristo. Di fronte a Cristo che viene, ciò che conta non è la razza, la cultura o la prudenza umana, ma la disponibilità del cuore ad accoglierlo e annunciarlo agli altri. L’Epifania diventa la logica e naturale conclusione del Natale e proietta tutti noi, come i pastori e come i Magi, sulle strade del mondo per annunciare a tutti gli uomini le meraviglie di Dio.