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sabato 9 maggio 2020

LA MESSA SENZA IL POPOLO OCCASIONE PROPIZIA PER LA SPIRITUALITA’ DEL PRESBITERO?




Ho letto con attenzione una “meditazione” del card. Robert Sarah su “Covid-19 e il culto cristiano”: https://www.hommenouveau.fr/3199/religion/exclu---covid-19-et-culte-chretien--br-une-lettre-du-cardinal-sarah.htm


Apprezzo, come sempre ho fatto, l’interesse e l’amore che il card. Sarah dimostra per la liturgia e per la sua retta celebrazione. Pur non entrando nel merito del contenuto di questa lunga lettera/meditazione, ultima fatica del cardinale, vorrei esprimere, rispettosamente e con parresia, alcune mie perplessità su alcune affermazioni ivi contenute.


Il card. Sarah esalta il carattere “sacro” della chiesa come luogo di culto e lamenta la sfilata di turisti che si muovono frequentemente senza rispetto nel “Tempio santo del Dio vivente”. Vorrei ricordare, con san Paolo, che anzitutto “noi siamo il tempio del Dio vivente” (2Cor 6,16). Lo ricordava anche papa Francesco nell’Udienza Generale del 26 giugno 2013, commentando Ef 2,20-22: “Questa è una cosa bella! Noi siamo le pietre vive dell’edificio di Dio, unite profondamente a Cristo, che è la pietra di sostegno, e anche di sostegno tra noi. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che il tempio siamo noi, noi siamo la Chiesa vivente, il tempio vivente e quando siamo insieme tra di noi c’è anche lo Spirito Santo, che ci aiuta a crescere come Chiesa. Noi non siamo isolati, ma siamo popolo di Dio: questa è la Chiesa!” L’attenzione per il sacro, che permea l’intero testo del cardinale, dovrebbe centrarsi anzitutto nell’assemblea celebrante di cui, come diremo più avanti, il porporato crede si possa far a meno.


In seguito, si afferma giustamente, citando SC 33, che la liturgia è “principalmente culto della maestà divina” e, in questo contesto, è criticata la tendenza della mentalità occidentale contemporanea ad esaltare la dimensione pedagogica della liturgia. Noto che il testo di SC 33, citato dal cardinale, si esprime in questi termini: “La sacra liturgia, benché sia principalmente culto della maestà divina, è anche una ricca fonte di istruzione per il popolo fedele…” SC cita qui in nota il Concilio di Trento. Non va sottovalutato quindi il fatto che la liturgia propone e sviluppa un’autentica pedagogia della fede.


In questa visione della liturgia, si arriva a dire addirittura che in tempo di Covid-19 “molti sacerdoti hanno scoperto la celebrazione [dell’eucaristia] senza la presenza del popolo. In questo modo, essi hanno sperimentato che la liturgia è principalmente e anzitutto il culto della divina maestà […] Celebrando soli non hanno avuto più sotto gli occhi il popolo cristiano, e così hanno preso coscienza che la celebrazione della messa si indirizza sempre al Dio Trinità”. Mi meraviglia questa esaltazione della celebrazione eucaristica senza la presenza del popolo, in modo che ciò che è un caso eccezionale, e come tale regolato dall’Ordinamento generale del Messale Romano (cf. n. 254), diventa in qualche modo occasione propizia per sperimentare che la liturgia è anzitutto il culto della divina maestà. La sinassi eucaristica, che “è il centro della comunità dei fedeli presieduta dal presbitero” (PO n. 5), non può diventare una “devozione privata” del presbitero. “Le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è ‘sacramento di unità’, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei vescovi” (SC n. 26). Noto che il Catechismo della Chiesa Cattolica tra i nomi dati all’eucaristia cita quello di “Assemblea eucaristica [“synaxis”], in quanto l’eucaristia viene celebrata nell’assemblea dei fedeli, espressione visibile della Chiesa” (n. 1329). Il servizio dei ministri non va inteso separato o al di sopra di quello dell’intera assemblea, ma va compreso in una visione unitaria e globale: nella Chiesa riunita che celebra, ciascuno interviene secondo ruoli diversi (cf. 1Cor 12, 4-11.28-30; Rm 12,6-8). Il presbitero che ha bisogno di celebrare da solo per capire il senso della liturgia, non ha capito il senso del suo sacerdozio ministeriale.