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domenica 24 ottobre 2021

IL CONCETTO DI “RELIGIONE”

 



 

L'uomo religioso, secondo Cicerone, è colui che riconsidera (da relegere) con cura tutto ciò che riguarda il culto degli dèi e pratica questo culto con diligenza; non è colui che “crede”, ma colui che celebra nelle forme dovute i riti tradizionali. Su questa posizione si rivelerà netta la differenza cristiana espressa dalla teologia di Lattanzio e di Agostino.

Secondo Lattanzio, a Dio noi siamo connessi strettamente e legati da un vincolo di pietà dal che la religio prese questo nome, non come ha interpretato Cicerone da “riprendere” (a relegendo, “raccogliere di nuovo, considerare con attenzione”).

Secondo Agostino, avevamo perduto Dio trascurandolo: è evocata in questo modo la storia della salvezza cristiana, di una umanità che alle origini abbandona il suo Creatore cadendo nel peccato e che ritorna a Lui nel processo di conversione. Religio per Agostino e un re-eligere, è uno scegliere di nuovo Dio, un ritornare a legarsi a Lui. Si parla, infatti, di un “tendere”, di un “rivolgersi” a Dio. E se in Lattanzio questo rivolgersi a Dio è pietas, con Agostino diventa dilectio.

In Tommaso D'Aquino è evidente l'ispirazione agostiniana, però Tommaso aggiunge che questo nuovo legame è dato dalla fede.

Gli autori citati pur appartenendo a una medesima area linguistica culturale sono testimoni di profondi mutamenti di significato del termine religio senza che peraltro si dimentichi una certa continuità. La grande svolta avvenuta con Agostino, il quale ha dato un'impronta più specifica dal punto di vista della fede religiosa illuminata dalla rivelazione cristiana e, infine, con il grande Tommaso d'Aquino, con la sistematicità della comprensione del dato di fede nel più ampio contesto della ragione.

 

Fonte: questo testo è ispirato all’opera di Antonio Ascione – Dario Sessa, In ascolto del sacro, Un itinerario di fenomenologia della religione, Roma 2020, pp. 14-31.