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venerdì 1 ottobre 2021

DOMENICA XXVII DEL TEMPO ORDINARIO ( B ) – 3 Ottobre 2021

 



Gen 2,18-24; Sal 127; Eb 2,9-11; Mc 10,2-16

 

E’ evidente che il tema delle letture bibliche odierne è quello dell’amore fedele come fondamento del matrimonio. Ma il testo del versetto del canto al vangelo sembra che allarghi in qualche modo la visuale quando propone come criterio di lettura del brano evangelico le parole di 1Gv 4,12: “Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi, e l’amore di lui è perfetto in noi”. L’amore fedele quindi non è solo fondamento della vita matrimoniale ma è anche principio di armonia tra i figli di Dio.

 

La prima lettura riporta il brano del libro della Genesi dove si narra la creazione della donna. Le immagini usate dal racconto mettono in risalto l’uguaglianza in dignità tra l’uomo e la donna. Inoltre il testo presenta l’incontro di amore tra l’uomo e la donna come una realtà che rientra pienamente nel disegno voluto da Dio. Il brano evangelico ci tramanda alcune affermazioni di Gesù sul matrimonio in risposta ad una domanda fattagli dai farisei. La domanda verte su se sia lecito o meno ad un marito ripudiare la propria moglie. Come evidenzia il testo, tale possibilità era prevista dalla legge di Mosè. Gesù, superando i termini angusti in cui viene posto il problema, va alla radice della questione ed afferma che questa norma era stata scritta “per la durezza del vostro cuore”, e colloca poi il rapporto uomo-donna nella visione originaria di Dio in cui un tale ripudio non era contemplato. Rientrati poi a casa, Gesù risponde ad una nuova interrogazione su questo argomento fatta questa volta dai discepoli riaffermando la natura indissolubile dell’amore matrimoniale e la pari dignità che in esso hanno l’uomo e la donna. Per capire meglio le parole di Gesù, è utile che ci soffermiamo sull’espressione: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma…”  Cosa intende affermare Gesù? 

 

L’immagine del “cuore indurito” richiama la denuncia profetica contro l’atteggiamento degli israeliti che non erano in grado di cogliere il senso dell’azione e della parola di Dio. I profeti però al tempo stesso che facevano questa denuncia, promettevano - almeno dopo l’esilio - che Dio  farebbe loro dono di un cuore nuovo. Così, ad esempio, è conosciuto il testo di Ezechiele che parla del dono che Dio farà di un cuore di carne in sostituzione del cuore di pietra affinché i figli d’Israele siano capaci di pulsare in sintonia con il progetto di Dio. Queste promesse si realizzano pienamente in Gesù Cristo. In lui siamo stati santificati (cf. seconda lettura). In lui possiamo quindi essere liberati dalla durezza del nostro cuore e comprendere e vivere le esigenze di Dio. L’amore umano è fragile, minacciato continuamente dalla debolezza. Ma se apriamo il nostro cuore a Dio riceviamo la forza per portare a compimento il progetto divino. Per i discepoli di Gesù, “sposarsi nel Signore” significa lasciarsi condurre dallo Spirito ed accettare una possibilità inedita, che Dio rende possibile con la sua grazia.

 

Il Salmo responsoriale mette in scena un padre soddisfatto del suo lavoro, una moglie piena di vita e di fecondità, dei figli pieni di energia e di vitalità. Un idillio colmo di pace, di serenità, di felicità. Il tutto offre un quadro ideale di una società fondata sul timore di Dio e benedetta dal Signore nella serenità operosa del lavoro, nella armoniosa integrità della famiglia e nella pace durevole.