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domenica 29 maggio 2022

 


LITURGIA FONDAMENTALE

 

Andrea Grillo, Teologia fondamentale. Una introduzione alla teologia dell’azione rituale (Teologia – Strumenti), Cittadella Editrice, Assisi 2022. 407 pp. (€ 29,90).

Questo volume riprende una tematica già trattata dal prof. A. Grillo nel 1998 e, in una seconda edizione, nel 2011. Il titolo di questa seconda edizione recitava: Introduzione alla teologia liturgica. Approccio teorico alla liturgia e ai sacramenti cristiani. Un volume di 606 pagine. L’opera che presentiamo si limita a introdurre alla “liturgia fondamentale”, mentre un altro volume che uscirà fra qualche mese, si occuperà soltanto del de sacramentis in genere.

L’Autore afferma che questo nuovo volume non solo non perde la ricchezza del secondo, ma anzi aggiunge anche delle nuove consapevolezze maturate nell’ulteriore decennio. Il cuore dell’argomentazione è il riconoscimento che nel culto rituale si gioca una dimensione teologica decisiva. Il contenuto dell’opera è diviso in quattro parti: la prima parte presenta il modello teorico di interpretazione del rapporto tra teologia e rito. Nella seconda parte si studia le teologie di O. Casel e S. Marsili, di C. Vagaggini e R. Guardini, senza dimenticare P. Parsch e i coniugi Maritain. La terza parte parla di Movimento liturgico e istituzione Magisteriale. La quarta parte si occupa delle prospettive di riforma e di iniziazione.

Non pretendo riassumere il contenuto dell’opera, ma spigolare alcune affermazioni qua e là che considero significative. “Il rito non è semplicemente rispecchiamento di un ordine concettuale, ma struttura formalmente lo spazioculturale’ per il discorso della fede” (p. 23). “Si è ‘iniziati’ non semplicemente ‘al rito’, ma soprattutto ‘dal rito’” (p. 26). “Le difficoltà a cui la riforma liturgica rispondeva non erano semplicemente con quel particolare rito (latino, prolisso, statico, arcaico), ma anche (e forza anzitutto) con il rito in quanto tale” (p. 28). “Nella nuova visione il sacramento può essere segno solo a condizione che riesca ancora ad essere rito. Il suo ‘comunicare’ non può essere letto al di fuori di una azione rituale e celebrativa” (p. 75). “Non stupisce il fatto che quando nel sacramento conta soprattutto (o soltanto) ciò che è invisibile, prima o poi si possa decidere di fare a meno del sacramento stesso” (p. 94). “L’accidente non è irrilevante per la sostanza: nell’eucaristia si ‘riscopre’ che gli accidenti non sono accidentali” (p. 290). A proposito della partecipazione attiva, “il lato decisivo della questione non è tanto la attribuzione di una azione ad ognuno, quanto la attribuzione dell’unica azione rituale a tutti” (p. 319).

Per concludere, riprendo un testo illuminante: “Grazie al ‘genere rito’ viene recuperata una triplice unità: a) prima di tutto la unità tra santificazione e culto all’interno dell’azione rituale; b) poi la unità tra mistero e celebrazione; c) infine la unità tra presidenza, ministro e assemblea” (p. 398).