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venerdì 7 giugno 2024

DOMENICA X DEL TEMPO ORDINARIO (B) – 9 Giugno 2024

 



Gen 3,9-15; Sal 129; 2 Cor 4,13-5,1; Mc 3,20-35

 

 

Al centro delle tre letture bibliche che abbiamo ascoltato troviamo il tema della lotta contro il male morale, ciò che noi chiamiamo “peccato”, una parola che proviene dal verbo latino “peccare”, che in origine significava “inciampare”. È un’esperienza quotidiana che noi non di rado siamo inclini ad inciampare, a peccare. La nostra vita è caratterizzata spesso da cedimenti e sbagli più o meno gravi, più o meno importanti.

 

Questa amara esperienza del peccato la troviamo già nell’origine dell’umanità. La prima lettura, tratta dal libro della Genesi, intende dare una risposta alla domanda: da dove viene il male morale? La Bibbia risponde a questa domanda con il linguaggio simbolico degli antichi racconti eziologici, cioè quei racconti che intendono spiegare la causa di un fenomeno. Si afferma che la fonte del male morale è l’uomo stesso che “liberamente”, si lascia condizionare dalla tentazione ed opera scelte contrastanti con Colui che dovrebbe essere il valore fondamentale della sua vita. Il racconto biblico di Adamo ed Eva che mangiano il frutto dell’albero proibito, illustra le quattro rotture provocate dal peccato: con Dio, di cui si fugge per paura; con gli uomini, con i quali si rompe la solidarietà; con se stessi, con relativa interiore insicurezza e debolezza; con la natura, che invece di condurre a Dio ne diventa un ostacolo. Il racconto della Genesi si chiude con la maledizione del serpente, il tentatore, e con misteriose parole di speranza per l’umanità: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”. Profezia di una lotta dura e aspra, ma con un finale vittorioso. In altre parole, l’essere umano, cioè il figlio della donna, avrà la meglio sul serpente tentatore.

 

Questa profezia della Genesi si avvera in Cristo, presentato da san Marco nel brano evangelico d’oggi come “l’uomo forte” che è in grado di difendersi da ogni assalto del male, da “satana”. Giovanni Battista aveva già parlato di Gesù come “uno più forte” che veniva dopo di lui e che battezzava con lo Spirito Santo (cf. Mc 1,7-8). Gesù vince il male perché cede solo alle richieste di Dio e alle urgenze dell’uomo, non ai vari “idoli” del suo tempo. Con lui e in lui è veramente giunto il regno di Dio ed è iniziato il crollo del regno di Satana. Gesù è venuto per trasferirci dal regno delle tenebre, in cui domina Satana e la sua logica di menzogna, al regno del Figlio diletto, quello dove Gesù regna e il vangelo diventa norma dei nostri comportamenti. In questo modo, viene anticipata quella vittoria finale del bene e dell’uomo rappresentata dalla risurrezione, di cui parla san Paolo nella seconda lettura: “colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui”. Siamo deboli, “tutti siamo peccatori” come dice spesso papa Francesco, ma come abbiamo ripetuto dopo la prima lettura: “Il Signore è bontà e misericordia”.