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domenica 1 ottobre 2017

LA SANTA IGNORANZA



Olivier Roy, La santa ignoranza. Religioni senza cultura, Universale Economica Feltrinelli, Milano 2017. 317 pp.

L’autore di questo interessante saggio insegna all’Istituto universitario europeo di Firenze. Offro alcune delle riflessioni finali del suo volume.

“Una religiosità comune si sviluppa fra fedeli di diverse religioni, fatta di individualismo e, allo stesso tempo, di comunitarismo identitario incentrato sulla religione e non più sull’etnia o la cultura […]

Fondamentalmente, i fenomeni che abbiamo considerato rimandano non necessariamente a un’uniformazione delle teologie quanto a un privilegiamento dell’esperienza religiosa a scapito del sapere religioso […]

Le autorità religiose reagiscono contro ciò che percepiscono come un rischio di sincretismo incoraggiando il ritorno al latino nel caso del cattolici romani o l’ostentazione dei segni distintivi come nel caso dei musulmani, condannando l’ecumenismo troppo spinto, rifiutando il relativismo religioso, riaffermando che esiste solo una verità. In forme diverse, le grandi religioni – ma si potrebbe dire anche i nuovi credenti, in quanto il movimento proviene dalla base – si sforzano di presidiare le frontiere. I carismatici cattolico-romani non vedono affatto di buon occhio gli ashram cristiani.

Ci troviamo forse di fronte a una tendenza alla ‘riculturazione’? Il ritorno al latino nella Chiesa cattolico-romana, in realtà, appare più prossimo a una recita di mantra dalla quale ci si attendono effetti ‘magici’ che a un ritorno alla cultura umanistica classica. Ad attirare i nuovi credenti, infatti, è il carattere misterioso del latino e non la sua caratteristica di vettore della cultura classica: non leggeranno mai Virgilio o Cicerone. Analogamente per i Tabligh imparare a memoria il Corano non significa apprendere l’arabo per leggere altri libri. Diversamente, al Corano viene attribuito un effetto ‘magico’; imparato a memoria trasforma l’anima del fedele che lo incorpora. Ci si trova di fronte più a una dimensione eucaristica che all’apprendimento di un sapere. La santità non ha sempre bisogno del sapere [..]

L’ignoranza ha un grande futuro davanti a sé”



(pp. 302, 305-307, 313)